È fallita la Silicon Valley Bank, l’istituto bancario statunitense, specializzato in capitale di rischio, che constava di un patrimonio di circa 210 miliardi di dollari, pari a oltre 197 miliardi di euro.
La Silicon Valley Bank (SVB) è stata chiusa il 10 marzo dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) della California in seguito a massicci prelievi da parte dei clienti il 9 e 10 marzo, innescati dai rumors di un possibile crack. Viene considerato il più grande fallimento bancario dalla crisi finanziaria del 2008 innescata dalla Lehman Brothers.
Secondo gli esperti, a pesare sono stati gli aumenti aggressivi dei tassi di interesse da parte della Fed nell’ultimo anno che hanno reso più difficili le operazioni finanziarie per le start-up, settore centrale della banca californiana.
Il crack della SVB ha scatenato un effetto a catena che ha coinvolto immediatamente altri istituti bancari, come la Silvergate e ora la Signature Bank a New York, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare.
Il timore di contagio nel sistema finanziario ha spinto le autorità statunitensi a rimediare con una serie di misure straordinarie e aggressive e cioè rilevando gli istituti in crisi e garantendone i depositi.
Nonostante le rassicurazione arrivate da più fronti i mercati hanno fatto registrare importanti perdite, con una reazione basata soprattutto su timori di carattere psicologico, in considerazione del fatto che tutte le economie del mondo ormai sono legate l’una all’altra.