Di seguito una nostra sintesi dell’articolo, La carica dei Coach in azienda, a firma di Iolanda Barera, apparso sul “Corriere della Sera” – “TrovaLavoro”, Lunedì 29 Luglio 2019, p.31

L’articolo verte su una professione, il coach/l’allenatore o il tecnico di un gruppo, sempre più in voga e richiesta nel mondo delle imprese.

“Coaching? Yes please”

L’allenatore sta prendendo piede nel mondo del corporate, ma non solo. Stando ai calcoli di ICF (International Coach Federation, ndr), la più grande associazione del settore, tra il 2006 e il 2016 sono più che raddoppiati, a dispetto della crisi. Anche in Italia.

Chi sono?

Professionisti che facilitano i top manager (ma c’è anche chi si rivolge a loro per la vita privata) nel processo di definizione dei loro obiettivi. Ma è pure un mondo dove prevalgono le donne – buona notizia, ndr – (sono quasi il 60% nel nostro Paese) e l’età matura è un valore.

A differenza di qualche anno fa, oggi non devi spiegare cos’è il coaching – racconta Pier Paolo Colesanti, cofondatore della scuola professionale Asterys Lab e autore del libro Diventare Coach -.

Anche le più consolidate business school (quella della Luiss per fare un nome) lo propongono all’interno di percorsi di sviluppo della leadership.

Una parte sempre più importante dell’attività è la formazione: molte imprese stanno trasformando i loro manager (anche il middle management) in “coach interni”.

Per esempio tutto il management di Heineken Italia, 200 persone tra direttori, dirigenti e quadri, ha fatto e sta facendo il percorso.

Aiuta ad avere uno stile di leadership più ricco e modulato – spiega il direttore delle risorse umane (di Heineken, ndr) Mario Peregoil capo è un po’ meno orientato ad attribuire compiti e molto più a sviluppare le persone e la loro autonomia nel risolvere le questioni.

La professione (di coach, ndr) non è regolamentata in Italia, con tutte le confusioni del caos. I corsi che forniscono abilità e competenze sono numerosi, gli itinerari possibili sono i più diversi, così come le prospettive economiche.

Basta scorrere i corposi curriculum degli allenatori più gettonati dalle aziende e dalle multinazionali per rendersene conto: training costante, esami per gradi successivi, ma prima ancora esperienza di lavoro (molti di loro sono stati imprenditori o top manager) e di vita.

Le esperienze personali sono fondamentali – sottolinea Gloria Franceschini, cofondatrice di The Coaching ProsPer me anche diventare mamma è stata una grande palestra: ti alleni ad ascoltare e accogliere l’altra persona per quello che è senza giudicare. E questa è una competenza che il coach deve avere”.

Tra qualche anno, in tempi brevi, tra le imprese si determinerà una sorta di calciomercato per assicurarsi le prestazioni di un allenatore di grido, un coach in grado di guidare dirigenti e impiegati al migliore dei risultati.

Vujadin Boskov (1931-2014), ex calciatore e allenatore dalla battuta pronta, anni fa disse:” Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla Scala di Milano”.

Fonti:

Iolanda Barera, La carica dei Coach in azienda, “Corriere della Sera” – “TrovaLavoro”, Lunedì 29 Luglio 2019, p.31

https://it.eurosport.com/calcio/serie-a/2015-2016/vujadin-boskov-le-frasi-che-lo-hanno-reso-indimenticabile_sto5574135/story.shtml

Per saperne di più:

https://www.coachfederation.it/

https://www.thecoachingpros.com/coaching/