Ha destato molto interesse e anche molte ironie il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare del nuovo governo appena insediato. Ma la dicitura non è un’invenzione di Giorgia Meloni, infatti è già presente in Francia che nei mesi scorsi ha ribattezzando il proprio ministero in “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté Alimentaire”. L’idea però viene da molto più lontano.
Un percorso lungo 25 anni
Il concetto di sovranità alimentare fu coniato per la prima volta nel 1996 da Via Campesina, un’organizzazione internazionale non governativa composta da piccole e medie organizzazioni di contadini e da comunità indigene di oltre 80 paesi, che si occupa di agricoltura sostenibile, non basata sullo sfruttamento dei territori e delle persone e non dominata da multinazionali interessate unicamente ad utilizzare le risorse alimentari come mezzo per accrescere i propri profitti.
Nel corso degli anni poi il concetto di «sovranità alimentare» è stato ripreso da molte altre organizzazioni, tra cui l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e nel 2007 è stato formalizzato con la “Dichiarazione di Nyéléni” adottata da 80 paesi che negli ultimi due anni hanno cominciato a integrarla nelle loro costituzioni e legislazioni e che riportiamo di seguito.
Dichiarazione di Nyéléni
“La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi e l’integrazione delle generazioni future. Ci offre una strategia per resistere e smantellare il commercio neoliberale e il regime alimentare attuale. Essa offre degli orientamenti affinché i sistemi alimentari, agricoli, pastorali e della pesca siano gestiti dai produttori locali. La sovranità alimentare dà priorità all’economia e ai mercati locali e nazionali, privilegia l’agricoltura familiare, la pesca e l’allevamento tradizionali, così come la produzione, la distribuzione e il consumo di alimenti basati sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La sovranità alimentare promuove un commercio trasparente che possa garantire un reddito dignitoso per tutti i popoli e il diritto per i consumatori di controllare la propria alimentazione e nutrizione. Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità, siano in mano a chi produce gli alimenti. La sovranità alimentare implica nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni”.
Il parere dell’associazione Slow Food