“Noi ci dobbiamo aspettare in futuro tutta una serie di situazioni di stop and go, perché il fatto che ci saranno nuovi focolai è una certezza, più che una probabilità.”
A dirlo è Andrea Crisanti, uno dei massimi esperti internazionali di virologia, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università-azienda ospedaliera di Padova.
Promotore dell’esperimento a Vo’ Eugane o (secondo epicentro italiano di Covid19 dopo Codogno), dove i malati sono stati azzerati completamente nel giro di pochissime settimane. Lockdown mirati, tamponi a tappeto nelle zone dei cluster e tracciabilità di massa con l’aiuto della tecnologia: questa al momento pare essere l’unica strategia possibile, a detta del noto virologo, secondo il quale non è detto che si trovi vaccino.
Dovremo abituarci, quindi, a improvvisi periodi in cui sarà obbligatorio lavorare da casa, per le attività le cui caratteristiche lo consentano.
Le due modalità previste sono il telelavoro e il lavoro agile, ovvero lo smart working (anche se il significato dei due termini non è perfettamente coincidente). Ma qual è la differenza? Facciamo chiarezza. Le differenze tra smart working (o lavoro agile) e telelavoro riguardano principalmente la sede e l’orario lavorativo.
Telelavoro Nel telelavoro si utilizzano, in genere da casa, personal computer o attrezzature propri o dell’imprenditore, collegati ai server aziendali per via telematica. Gli orari sono più rigidi e, generalmente, ricalcano quelli stabiliti per il personale che svolge le stesse mansioni all’interno dell’azienda.
Smart working Per lo smart working, o lavoro agile, si intende una modalità lavorativa in cui sostanzialmente non ci sono vincoli di orario e di spazio. Non si è legati ad un’unica postazione, si può fare da casa, presso un coworking, o in qualunque altro luogo e sopratutto in qualunque orario. È più flessibile, permette di conciliare meglio i tempi di vita e lavoro e ha l’obiettivo di migliorare la produttività del lavoratore. Il vantaggio sia del telelavoro che dello smart working è quello di ridurre gli spostamenti fisici dei lavoratori, eliminando i tempi che occorrono per raggiungere il luogo di lavoro e i costi legati ai mezzi di trasporto.
Tutto ciò si traduce con una considerevole diminuzione del traffico con un vantaggio importante anche per l’ambiente. Ma soprattutto tutto ciò è indispensabile per ridurre il contagio in luoghi, come ad esempio i call center, dove il distanziamento sociale risulta più complicato, in caso di focolaio.
Questa è stata la molla che ha fatto impennare la modalità del telelavoro e questa resterà per diverso tempo la causa che ci costringerà ad alternare periodi di lavoro da casa e periodi di lavoro in ufficio, se, come prevede il Professor Crisanti, il Covid-19 ci prospetterà in futuro “situazioni di stop and go”.
Leonilde Gambetti
Nella foto: Benedetta Pamegiani, Phone Collector Studio Corvi